Cagliari sta vivendo una stagione unica dal punto di vista politico. Per la prima volta, dopo 20 anni consecutivi di amministrazione conservatrice, la città è governata da un sindaco progressista di meno di quarant’anni, da una giunta in cui le donne superano gli uomini 6 a 4 e da una maggioranza composta per più del 60% da consiglieri alla prima esperienza in consiglio comunale. La primavera cagliaritana è stata resa possibile da una imprevista partecipazione dei giovani che fin dalle primarie hanno sostenuto Massimo Zedda: le tante realtà sociali e culturali che per anni erano rimaste ai margini della vita politica cittadina, hanno lavorato in rete con creatività e freschezza. In questa esperienza di rinnovamento ci sono entrato con entusiasmo, prima come candidato outsider per il Partito Democratico e poi come più giovane consigliere comunale eletto al comune di Cagliari.
In campagna elettorale era stato abbastanza semplice coinvolgere persone ed energie perchè l’obiettivo era chiaro per tutti (farmi eleggere in consigliocomunale) e ognuno poteva dare il proprio contributo per raggiungerlo. Più difficile è stato continuare a stimolare la partecipazione al momento di amministrare quotidianamente la città, con obiettivi e temi sempre nuovi da approfondire e contestualizzare. Ho cercato da subito di farlo attraverso la rete: il mio blog personale, il profilo facebook, una newsletter, la diretta twitter del consiglio comunale #opencagliari. Tutti strumenti apprezzati ma non ancora in grado di mettere in moto completamente l’entusiasmo e la creatività vissuta durante la campagna elettorale, patrimonio preziosissimo per il partito e per l’amministrazione di Cagliari.
Queste riflessioni si sono concretizzate in un mio breve articolo pubblicato su un quotidiano locale “Il PD apra le sue porte”, e da cui è nata un’idea, che si è rapidamente trasformata in progetto concreto: organizzare a Cagliari un esperimento di partecipazione politica collettiva che parta dall’interno di un partito, per fecondarlo e rinnovarlo.
Così ho scritto la bozza di progetto per un laboratorio di partecipazione politica dedicato ai ragazzi tra i 16 e i 29 anni, che rivitalizzasse il mio circolo di partito. Non una tradizionale scuola di formazione politica, ma un’occasione di incontro con esperienze positive di politica, amministrazione e impegno nella “società civilissima” che fosse uno stimolo per la formazione di una maggiore consapevolezza politica. Per farlo ho pensato alla forma di un laboratorio che avesse un carattere dinamico, innovativo e inclusivo, e in cui le distanze tra organizzatori, relatori e studenti andassero il più possibile a scomparire.
Per prima cosa, attraverso un google doc condiviso con quanti si mostravano interessati all’iniziativa, sono stati decisi gli obiettivi e le tematiche da trattare. Si è creato così il primo nucleo staff, composto inizialmente da una trentina di collaboratori (arrivati a 80 al termine del Laboratorio). Il gruppo staff ha lavorato da subito a pieno ritmo su facebook dove giorno dopo giorno si è andato costruendo insieme l’intero programma del laboratorio. Il lavoro del gruppo si basava su due principi cardine: la fiducia e lo spirito di iniziativa. Fiducia in tutti gli altri collaboratori che partecipavano con l’unico obiettivo di creare una proposta valida per i ragazzi; spirito di iniziativa affinchè chiunque avesse avuto un commento o una proposta migliorativa si fosse sentito libero e stimolato a farla. Diversi gruppi di lavoro si sono formati in base alle tematiche e hanno cercato di dar loro concretezza con una modalità operativa fresca e coinvolgente. Ognuno è stato chiamato a dare al laboratorio quello che poteva dare in quel momento.
Dal punto di vista economico io mi sono impegnato a devolvere per l’iniziativa una parte del mio indennizzo da consigliere comunale, offrendo ai gruppi che organizzavano ogni incontro un budget di 200 € da amministrare. In questo modo il gruppo ha potuto iniziare a lavorare senza la preoccupazione di come recuperare le risorse, ma solo di come strutturare un buon laboratorio. Insieme abbiamo scelto di chiedere ai ragazzi una quota di iscrizione di 30 € e abbiamo da subito pubblicato online, e aggiornato costantemente, il bilancio economico dell’iniziativa, in totale trasparenza. Abbiamo investito parte delle risorse per realizzare spille e bloc notes da offrire ai sostenitori che avessero deciso di contribuire ai singoli incontri. Il bilancio è stato chiuso senza aver intaccato il mio investimento iniziale che potrà così essere reinvestito in nuove attività politiche decise insieme ai partecipanti al laboratorio.
Da subito ho chiesto la collaborazione del partito per gli aspetti logistici, pensando di utilizzare per gli incontri il circolo del partito e proponendo di farlo vivere anche durante la settimana dai giovani iscritti al laboratorio: era per me importante tentare di coinvolgere i giovani proprio in una sede di partito, nel momento in cui la fiducia nelle istituzioni politiche è arrivata alle soglie del 2%. Purtroppo la burocrazia immobilizzante di un partito formato da correnti e interessi personali ha di fatto negato lo spazio del circolo per lo svolgimento del laboratorio. Abbiamo però preso questa difficoltà come opportunità per utilizzare diversi luoghi della città che ci hanno ospitato gratuitamente: una sala dell’università, la sede dell’associazione per l’attuazione della riforma psichiatrica, una comunità di reinserimento per carcerati, un teatro dei gesuiti e la sede regionale del partito che ha assicurato il suo appoggio all’iniziativa, nonostante i mal di pancia di chi non ci ha voluto concedere il circolo.
Per due mesi e mezzo una settantina di giovani cagliaritani si sono trovati tutti i sabati pomeriggio a parlare di comunicazione politica e di partiti, di fiducia ed economia della felicità, di diritti civili dell’ultima Italia, di carceri e di immigrati, di giovani indignati e impegnati, delle possibilità offerte all’Italia dal web e dall’agenda digitale europea, di lavoro e di precarietà. Ogni incontro ha visto la partecipazione di relatori che hanno dato il proprio contributo senza percepire alcun compenso (ci siamo limitati a rimborsare i costi dei trasporti e dell’eventuale pernottamento in b&b). Oltre agli incontri del sabato, grazie al contributo volontario di alcuni esperti, abbiamo offerto ai ragazzi anche un corso di public speaking e uno di scrittura giornalistica.
Il laboratorio si è concluso con un workshop che ha trattato due tematiche aperte nel dibattito pubblico comunale e che potranno essere portate avanti dall’amministrazione: la riqualificazione degli spazi pubblici inutilizzati della periferia cittadina e il carcere nel suo rapporto con la città. In particolare, dal laboratorio è nata la posizione portata da me in consiglio comunale sul futuro del carcere di Cagliari, che ha concretamente portato alla bocciatura della proposta di trasformazione del carcere in hotel di lusso aprendo il dibattito su un suo possibile riutilizzo per migliorare il sistema rieducativo dell’attuale casa circondariale.
Con questa esperienza di politica attiva ho voluto coinvolgere i giovani in una attività politica che li ha portati a prendere confidenza con gli spazi all’interno dei partiti, spesso visti solo come macchine di clientele per la spartizione di potere, ma che hanno un estremo bisogno di essere invasi da quanti per un motivo o per l’altro fino ad ora ne sono stati lontani.
Mi piace pensare infatti a una società in cui l’impegno politico, la partecipazione attiva alla vita della polis, sia uno degli aspetti che entra a far parte degli interessi comuni e delle occupazioni per il numero più alto possibile di cittadini.
https://laboratoriopoliticacagliari.wordpress.com/
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